mercoledì 21 agosto 2019

La zecca di Lodi - 5^ parte

Cari amici di Lausfil. 
Riguardo i nostri post dedicati a “La Zecca di Lodi”, l’importante sito internet https://www.lamoneta.it ha aperto nel dicembre 2013 una discussione dal titolo “Monete per Lodi”.
Riteniamo i post di questa discussione molto professionali e interessanti, tanto da considerarsi un importante apporto alla conoscenza di questo capitolo di storia patria.   

Seguono gli estratti di tale discussione, citando per correttezza i riferimenti e gli autori (di cui conosciamo solo il nickname).

NB: per correttezza, segnaliamo che nei nostri precedenti post dedicati alla Zecca di Lodi, abbiamo semplicemente riportato tutte le fonti in materia, senza prendere posizione sulla veridicità o meno di tali articoli, scritti da storici del passato. Lo staff di Lausfil non ha le competenze per fare valutazioni sulle eventuali imprecisioni. Sono proprio le discussioni come quelle de https://www.lamoneta.it, dove scrivono appassionati e professionisti della numismatica, che ci permettono di fornire nuove informazioni e conoscenza. Grazie a tutti loro per questo. Lo staff di Lausfil

1° compendio 
Questo è un post (il n. #3) a cura di “Teofrasto”, pubblicato sul sito internet https://www.lamoneta.it/topic/115814-monete-per-lodi/ nella discussione “Monete per Lodi”. 
Teofrasto cita la scheda di M. Bazzini relativa alla voce “Lodi” in Lucia Travaini, “Le zecche italiane fino all'unità, tomo I, pp. 732-784”.

(Qui, per comodità, riprendiamo la parte riguardante la zecca di Lodi nel periodo 1239-40 ed il 1250 circa).

Secondo Murari [1985] il periodo di attività dell’officina monetaria di Lodi si porrebbe tra il 1239-40 ed il 1250 circa, cioè dall’epoca della concessione del diritto di zecca a tutto il restante periodo di Federico II. Murari accetta quanto segnalato da precedenti autori riguardo al presunto ius monetandi che sarebbe stato concesso dall’imperatore Federico II ai lodigiani nel 1239, durante un suo passaggio. 

Tuttavia, del rescritto imperiale già all’inizio del Seicento non vi era più traccia e la sua affermazione va pertanto presa con cautela, nonostante la tradizione storica locale ne ricordi insistentemente l’avvenimento [Besana, Caretta 1955, p. 2]. 

Va inoltre evidenziata l’incertezza anche per quanto riguarda la data ritenuta generalmente di chiusura della zecca, vale a dire il 1250. Alcuni esemplari di grossi di Lodi sono stati rinvenuti in tre ripostigli [Giovanelli 1812; Gnecchi 1897; Ciani 1897], tutti nascosti dopo il 1254-56 per la presenza in essi di esemplari riferibili al concordato monetario del 1254 [per il quale v. Lorenzelli 1987, con alcune precisazioni in Bazzini 2002]. Questo fatto, unito alla attuale grande rarità delle monete di Lodi, potrebbe essere sintomo di una sporadicità e limitatezza delle emissioni, iniziate e finite nel breve lasso di tempo intercorso tra la morte di Federico II ed il termine del concordato stesso, presumibilmente il 1256, durante quella che de facto fu la signoria del lodigiano Sozzo Vistarini [Caretta 1983, p. 113 ss.].

Nominali emessi
- Sozzo Vistarini, signore, a nome di Federico imperatore (1251-57?): in argento, grossi da 4 denari imperiali; in mistura, denari imperiali e oboli (¼ di denaro imperiale) (1250?-54?). Secondo Brunetti [1966, p. 96, 635] esisterebbero dei grossi falsi, opera di Luigi Cigoi.

Collezioni
Roma, MNR, coll. Reale [CNI IV, p. 208 per quelle d’età comunale e CNI IX, pp. 564-565 per quelle di Giovanni da Vignate, attribuite a Piacenza]; Bologna, M. Civ. Arch.; Como, M. Civ. [Zecchinelli 1957]; Lodi, M. Civ. Laudense [Peviani 1986, pp. 111-112, tav. I]; Padova, M. Bottacin [Kunz 1968]; Venezia, M. Correr [Castellani 1925, pp. 118 e 293]. Alcuni esemplari comunali, da raccolte private, sono stati pubblicati da Murari [1985].


2° compendio 
Questo è un post (il n. #13) a cura di “Mangiafuoco”, pubblicato sul sito internet https://www.lamoneta.it/topic/115814-monete-per-lodi/ nella discussione “Monete per Lodi”.

grosso da 4 (?) imperiali
peso 1,05 grammi (simile al peso dei tre esemplari citati nel CNI (gr. 1,15; 1,11 e 1,07) e più leggero degli esemplari citati dal Murari (gr 1,39; 13,2 e 1,25) .
Questa differenza di peso tra gli esemplari citati mi sembra strana per una emissione che sarebbe dovuta durare pochi anni.

Qualche idea in proposito?

 3° compendio 
Questo è un post (il n. #22) a cura di “Teofrasto”, pubblicato sul sito internet https://www.lamoneta.it/topic/115814-monete-per-lodi/ nella discussione “Monete per Lodi”.

Riguardo alla domanda posta da Mangiafuoco al post # 13, effettivamente non è un quesito facilmente risolvibile. I pochi pezzi conosciuti e la difficoltà di reperire notizie sul loro rinvenimento consente - quanto meno a me, ma certo non è detto che altri abbiano differenti e più felici intuizioni - solo qualche ipotesi di lavoro. Per il momento resto convinto che la zecca medievale di Lodi abbia funzionato sporadicamente, per brevissimo tempo. E' soprattutto la rarità delle sue monete e l'uniformità nel tipo di punzoni utilizzati per incidere le lettere su di esse che mi fanno essere di questa opinione. Tuttavia è senza dubbio degna di nota la differenza ponderale fatta notare dallo stesso Mangiafuoco.
La vexata quaestio è dunque la seguente: "Quando fu aperta la zecca lodigiana?" Riguardo ad eventuale diploma di concessione, esso resta incerto, sebbene l'autore della pagina web 'lausfil' sia convinto che "la concessione ci fu". Come già sottolineato nella Guida delle zecche, nel Seicento di questo diploma non restava traccia. Da questo punto di vista, dunque, prima di fidarsi di autori Sette-Ottocenteschi o di altri più recenti, bisognerebbe forse intraprendere un lavoro di ricerca storica risalendo alla fonte che per prima ha cominciato a parlare di questo - per ora - solo supposto rescritto imperiale. Effettuando un'analisi di questo tipo, mi è capitato di osservare come da proposte iniziali chiaramente dubitative si sia infine arrivati, per salti più o meno lunghi, a 'forzare', a volte in buona fede o per amor di Patria, il pensiero di questi autori. Si comincia omettendo alcune parole, altre volte interpretandone in modo errato il pensiero iniziale, ma il punto finale è una 'certezza' basata su presupposti sempre e solo ipotetici. Può darsi che per Lodi non sia così, ma credo che si dovrebbe quantomeno provare a farla questa ricerca. Infine, uno studio approfondito della realtà storica ed economica della Lodi del tempo, se fattibile, potrebbe consentire di stabilire con buona approssimazione in quali momenti storici la città può avere avuto innanzitutto le risorse e poi la capacità giuridica oltre che politica di emettere moneta.
Tornando alle monete, il peso degli esemplari attorno al grammo è coerente con quello dei cd. 'grossi minori' milanesi, emessi verosimilmente attorno alla metà del Duecento, mentre il range di 1,20-1,40 è simile a quello riscontrabile sugli esemplari di altre zecche 'lombarde' più o meno coeve, ai quali è generalmente attribuito il valore di 4 denari imperiali. Sarebbe importante un censimento capillare di tutti gli esemplari noti, sia dei grossi che dei denari che degli oboli (o terzoli?) per poter avere una somma di dati maggiore e più significativa di quelli offerti da una manciata di pezzi.
Certo sarebbe interessante avere anche dati metallografici precisi, dal momento che Murari [1985, p. 362] stesso nutriva forti perplessità sul valore di 990 millesimi proposto dall'Aldini. A mia conoscenza esso non è purtroppo riportato, in maniera specifica ed univoca, in nessuna pratica di mercatura o trattato di algorismo noto.

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