giovedì 14 aprile 2011

L'antica zecca monetaria di Lodi - 2^ parte

Cari amici, eccoci alla seconda parte dell'articolo dedicato all'antica zecca monetaria di Lodi.


Sempre attenendoci al documento di Alessandro Carretta, tratto dai Quaderni di Studi Lodigiani, vi riportiamo quanto segue.

Tristano Calco (1) attribuiva al momento del rientro a Lodi dell'imperatore Federico II nel 1239 la concessione al Comune dello ius cudendae monetae. Questa notizia, proveniente da uno storico del sec. XVII e milanese, che non conosceva né il diploma di concessione di tale diritto, né (tantomeno) gli esemplari delle monete lodigiane, ed inoltre riferita a questo particolare momento dell'autunno 1239, deve provenire da buona fonte, oggi però non più individuabile.

Lodi non aveva mai avuto monetazione autonoma, da quando i Comuni cominciarono ad emettere moneta. Nei documenti lodigiani superstiti domina la moneta milanese accanto a quella pavese e bresciana, oltre (s'intende) a quella imperiale. Per un Comune medievale questa mancanza di autonomia doveva costituire una vera deminutio, tenuto conto della chiusura di un Comune verso l'altro e della gelosia che contraddistingueva i rapporti reciproci. Nemmeno Federico I ed i Lodigiani del sec. XII avevano pensato a questo; ci pensò invece il nipote, non foss'altro che per contrapporre la propria generosità alla recente e scottante punizione papale.

Fatto è che la concessione ci fu, fonte di orgoglio e di decoro per le ambizioni del Comune e senza alcun aggravio per il fisco. E questa, di concedere spazio all'orgoglio particolaristico, senza proprio impegno e senza, soprattutto, che il beneficato abbia già le strutture idonee a reggere fruttuosamente il beneficio o senza costruirgliele contemporaneamente alla concessione, è politica tipica della vanità di chi concede e di chi riceve.

Se nel 1834 non fosse stato rinvenuto a Brescia il primo esemplare della monetazione federiciana di Lodi, forse anche la notizia data dal Calco potrebbe oggi essere posta in forse (2). Oggi invece conosciamo:

-il grosso d'argento (1 gr circa)

- il piccolo di metallo (poco più di 0,6 gr)


LODI – COMUNE a nome di Federico II (1240-1250) Grosso.
D/ Lettere SCSB sormontate da omeg. R/ Croce patente.
CNI 1/2 MIR 328 Ag g 1,05
Moneta Rarissima.


Elementi comuni sono nell'esergo del recto:

IMPERATOR F(redericus)

e nel verso:

+LAVDENSIS

In centro al recto del grosso si scorge un'omega, e, sotto:

S(an)C(tu)S B(assianus)

che ritorna nel piccolo, senza omega e nella forma:

S(anctus) B(assianus)

Al centro del verso in entrambi i valori campeggia una croce equilatera a braccia espanse, simbolo imperiale.


Gli esemplari oggi noti sono rarissimi, e ciò dovrebbe indicare la brevità di vita della zecca di Lodi. La brevità, poi, non deve attribuirsi al solo mutamento politico che si verificò dodici anni più tardi, ma anche e, credo, soprattutto al fatto che il Comune di Lodi non era più in grado di sopportare il peso dell'emissione.

Del resto a Lodi fu sempre così anche in seguito, ed altrettanto brevi furono le emissioni di Antonio Fissiraga (inizi del sec. XIV) e di Giovanni Vignati (1403-16), le cui signorie terminarono col predominio milanese la prima e con l'assorbimento definitivo di Lodi nel ducato di Milano la seconda.


Note:

(1) Rerum patr. Seu Mediol. Historia …., Mediolani 1627, pag. 287 (2) P.V. Aldini, Sopra un'antica moneta di Lodi...., Pavia 1836; C. Visconti Lodi e il suo territorio, in C. Cantù, Gr. Illustrazione del Lombardo-Veneto, 5/1, Milano 1851, p. 567 sgg. (= Cosenza 1961, pp, non numerate); ID., 2/1, p. lxxii; Giovanni Agnelli, Monete di Lodi, in “A.S.Lod.” 1904, pag. 43 sgg; Corp. Numm. Ital., 4, 208; L. Cremascoli, Le monete di Lodi, in “A.S.Lod.” 1954, p. 77 sgg. (= “Italia numismatica” 1954, p. 84 sg.); A. Besana – A. Caretta, Zecca e monete di Lodi, in “Italia numismatica” 1955, p. 1 sgg.



Bibbliografia:

- Quaderni di Studi Lodigiani (2) – Alessandro Carretta “La lotta tra le fazioni di Lodi nell'età di Federico II (1199-1251)” a cura dell'Archivio Storico Lodigiano – Lodi 1983

- http://www.coincircuit.com/


In merito, ed a conferma, a quanto sopra descritto, siamo riusciti a recuperare anche il seguente documento di Giovanni Agnelli (Monete di Lodi, in “A.S.Lod.” 1904), da cui riprendiamo quanto segue:

Vi fu una zecca a Lodi?
E' certo che a Lodi esistette una zecca per concessione di Federico II di Svevia: e il nostro Museo possiede due esemplari di una moneta autonoma lodigiana portante il nome di questo imperatore.

E' una piccola moneta di un lavoro assai semplice e di buona conservazione: già illustrata dall'Aldini: da una parte nel giro ha le parole IMPERATOR F. premessa una piccola croce, secondo la pratica religiosa di quel tempo: nel mezzo la sigla S C S sottoposta ad un segno indicante abbreviatura, e nella seconda linea la lettera B. Dall'altra parte LAVDENSIS, e lo spazio di mezzo è occupato per intero da una croce equilatera.

La materia è d'argento finissimo che può ritenersi di 24 carati. La lettera F dopo Imperator è manifesto doversi interpretare FEDERICUS secondo l'esempio di altre monete dello stesso imperatore: la sigla poi posta nell'area SCS col B sottoposta è evidente che si debba leggere SanCtuS Bassianus, sempre secondo l'uso dei tempi.

La parola Laudensis si può riferire al Santo, a Civitas, a moneta ed anche alla Croce che accampavano i lodigiani. E' però probabile che i nostri avi, con quel titolo patronimico abbiano voluto onorare l'Imperatore Federico per la singolare protezione loro accordata, specialmente dal primo, chiamandolo lodigiano, quasi loro padre e cittadino. Secondo Tristano Calco Federico II, avrebbe concesso il diritto di battere moneta (jus cudendae monetae) ai lodigiani nel 1239: la moneta lodigiana di Federico non può essere anteriore a quest'anno, e non posteriore al 1250, in cui morì l'imperatore.


Bibbliografia:

- Giovanni Agnelli, Monete di Lodi, in “A.S.Lod.” 1904, pag. 43 sgg; Corp. Numm. Ital., 4, 208


Un saluto dallo staff Lausfil, ed alla prossima puntata.

domenica 10 aprile 2011

L'antica zecca monetaria di Lodi - 1^ parte

Carissimi amici numismatici di Lausfil,

come Circolo Lodigiano ci sembrava doveroso darvi informazioni in merito alla zecca monetaria che fu presente nel nostro Comune. In un primo momento ci siamo trovati di fronte ad un problema quasi insormontabile ........... l'estrema difficoltà di reperire informazioni. Poi, grazie all'aiuto di alcuni Soci e tramite l'ormai indispensabile internet, siamo riusciti a recupero alcuni testi che ci hanno permesso di predisporre questo articolo.

Per parlarvi della Zecca di Lodi, dobbiamo aprire una breve parentesi storica che ci permetterà di comprendere meglio il significato, più politico che economico, della sua istituzione.

Uno degli scontri più cruenti del XIII secolo si verificò il 27 e 28 novembre 1237, tra l'esercito di Federico II e la Lega Lombarda. Questo scontro prende il nome di battaglia di Cortenuova e vide le forze guelfe della Lega Lombarda (tra cui i militi del Comune di Lodi) sbaragliate dalle milizie imperiali.

Le forze ghibelline all'inseguimento dei fuggitivi si spinsero fin oltre il Serio, a Rivolta d'Adda, ovvero a 25 chilometri da Milano, che in quel momento si presentava virtualmente sguarnita. Ma Federico II, invece di approfittarne e dare il colpo finale all'irriducibile città nemica, nei giorni seguenti preferì dare spazio alle celebrazioni per il suo successo, dapprima lasciando che i bergamaschi radessero al suolo Cortenuova, poi istituendo un corteo trionfale nella fedelissima Cremona.

I Milanesi, vinti ma non domati si ritirarono e lasciarono un contingente di 500 uomini a Lodi per creare un argine all'avvanzata di Federico verso Milano. L'Imperatore, rifiutata qualsiasi ambasciata, mosse verso Lodi. Arrivato a Pizzighettone liberò 12 lodigiani fatti prigionieri a Cortenuova. Questi corsero a Lodi con la speranza di avvisare la città e di preparare la resistenza, ma i lodigiani si comportarono im maniera del tutto contraria. La fazione ghibellina depose il podesta Ottone Visconti di Milano e ai 500 soldati milanesi, insieme ad una parte guelfa delle famiglie di Lodi non restò che abbandonare la città cercando riparo a Milano. Federico II entrò in Lodi, senza combattere il 12 dicembre 1237.

La ritrovata alleanza con il Comune di Lodi era di importanza strategica per Federico. Attraverso il territorio lodigiano poteva finalmente ristabilire i collegamenti con le città fedeli di Pavia e Cremona, e soprattutto tagliare le comunicazioni tra le dissidenti Milano e Piacenza.

Nel 1239 papa Gregorio IX, temendo l’eccessivo potere dell’Imperatore scagliò la scomunica contro il sovrano svevo. Subito dopo il Pontefice inviò a Milano il legato Gregorio da Montelongo, abilissimo politico e uomo di grande energia e capacità, con l’incarico di riannodare e riorganizzare le forze della Lega Lombarda. Montelongo seppe accattivarsi le simpatie e la fiducia dei milanesi, ed in breve egli divenne il simbolo del partito guelfo. Forte della scomunica papale, il Montelongo bandì una vera e propria crociata contro l'imperatore. Nell’imminenza della lotta fu costituita una nuova grossa unità detta dei Coronati, composta da 600 cavalieri scelti con a capo Luigi da Lampugnano che si posero sotto la protezione di S. Giorgio. Chierici e frati, guidati da frate Leone da Perego, presero le armi e si unirono alle milizie cittadine.

Zecca di Aquileia Gregorio di Montelongo (1251-1269)
Denaro scodellato; D/ Il patriarca assiso di fronte;
R/ Croce potenziata accantonata da 4 trifogli.


Gregorio da Montelongo portò il suo esercito a nord di Lodivecchio ed iniziò a realizzare una serie di lavori idraulici scavando e sfruttando una rete di canali alimentati dalle acque dell'Adda e del Lambro, per rafforzare le difese del territorio milanese. A sud i piacentini facevano lo stesso fortificando le due teste del ponte sul Po costruito nel 1237, per garantire i rifornimenti a Milano.

Federico II, dopo varie richieste di aiuto da parte dei Comuni alleati, lascia finalmente il territorio bolognese ed il 14 agosto 1239 con il suo esercito si mette in marcia verso Milano, puntando prima di tutto sulla fedelissima Cremona. Il 31 agosto raggiunge Picenguitonum (Pizzighettone), attraversa l'Adda e risale il lodigiano sino a apud Castillionem (Castiglione d'Adda) ove arriva il 6 settembre. Da qui, seguendo l'antico tracciato della strada romana Cremona-Lodivecchio, si porta di fronte al nemico.

A Lodivecchio confluiscono anche tutti gli aiuti militari dei Comuni fedeli, tra cui un contingente di Lodigiani. Scartata l'ipotesi di un attacco frontale al Legato papale attraverso la linea difensiva di canali appena predisposti, Federico II inizia a far costruire un ponte sul Lambro all'altezza di Salerano. L'attraversamento del Lambro avvenne il 16 settembre e le truppe del Legato papale si ritirarono senza cercare lo scontro. Inutilmente l'imperatore cercò di ingaggiar battaglia con un nemico che non si lasciava nemmeno incontrare, anche per colpa di un autunno inclemente e piovoso.

A questo punto Federico II decide di lasciare il territorio milanese e puntare sul secondo obbiettivo. Il 22 settembre con il suo esercito è a Landriano e subito dopo a Orio Litta dove si accampa pronto ad attaccare il ponte sul Po. Ma anche questa volta il tempo e lo straripamento del fiume lo obbligano a desistere dall'intento.

A questo punto all'Imperatore non resta che puntare a Lodi ove si accampa fuori dalle mura ed indice una dieta con i suoi alleati. La permanenza a Lodi va dal 7 al 21 novembre 1239. Durante la permanenza a Lodi, scioglie l'esercito e ricompensa Lodi e le altre città alleate per l'aiuto. Ora, di fronte a questo quadro storico di massima possiamo meglio comprendere la storia della Zecca monetaria di Lodi e della sua breve vita.


Bibbliografia:

- Quaderni di Studi Lodigiani (2) – Alessandro Carretta “La lotta tra le fazioni di Lodi nell'età di Federico II (1199-1251)” a cura dell'Archivio Storico Lodigiano – Lodi 1983

- http://www.arsbellica.it/pagine/medievale/Cortenuova/Cortenuova.html


Un caro saluto da tutto lo staff di lausfil ed alla prossima puntata.