venerdì 22 aprile 2011

Le spendide monete di Belgioioso

Carissimi amici numismatici di Lausfil,

dopo averne sentito tanto parlare dai Soci appassionati di numismatica, volevo vedere con i miei occhi le tanto decantate monete di Belgioioso. Per un filatelico come me non è facile entrare nel merito di un tema così complesso e specialistico come la numismatica. Ma devo dirvi che quando finalmente ho potuto vedere le immagini di queste monete sono rimasto profondamente colpito dalla loro bellezza.

Come sempre, una lunga ricerca su internet mi ha permesso di rintracciare in un bellissimo forum su internet alcune notizie non solo sulle monete, ma anche sulla storia della famiglia dei Barbiano.

Come sempre, per correttezza, cito la fonte del seguente articolo:

http://www.lamoneta.it/topic/65384-antonio-barbiano-di-belgioioso/

Da: Signorie e Principati. Monete italiane con ritratto del Ravegnani-Morosini.

Famiglia bellicosa e gagliarda, nota in Romagna sin dall'anno 1000, dove possiede numerosi feudi oltre a quello di Barbiano, la stirpe trova il suo esponente più celebre in Alberico, nato nel 1344 a Barbiano e passato alla storia come uno dei capitani di ventura più formidabili del suo tempo, dapprima sotto gli insegnamenti del condottiero inglese Giovanni Acuto e in seguito agli ordini di Bernabò Visconti. Ad Alberico si deve la prima concezione (in un'epoca in cui l'Italia era meta di capitani ed eserciti di ogni provenienza) di una compagnia di ventura interamente italiana, denominata di San Giorgio e sottoposta ad una rigida organizzazione e disciplina. Numerose le sue vittorie contro Luigi d'Anjou, Roberto il Bavaro, Firenze e Bologna, finché nel 1380 su invito del papa Urbano VI e di Santa Caterina da Siena accorre in soccorso del papato, cacciando da Roma le bande di Bretoni e Guasconi al servizio dell'antipapa Clemente VII. A seguito di questa impresa il pontefice lo nomina cavaliere di Cristo e gli consegna il bianco labaro con la croce rossa e la scritta "Italia liberata dai Barbari" che da allora accompagna l'arma dei Barbiano.

Richiamati a Milano sotto Filippo Maria Visconti i Barbiano ottengono il feudo di Belgioioso sotto Alberico VIII, il quale diviene comandante dell'esercito ducale, mentre gli antichi feudi di Cunio, Barbiano e Lugo vengono presi e devastati dai Fiorentini e dai Veneziani, e perduti per sempre dalla famiglia. Ludovico ottiene nel 1456 i titoli e i diritti di patrizio milanese da Francesco Sforza, mentre suo figlio Carlo aggiunge per primo il nome di Belgioioso a quello di Barbiano e diviene ambasciatore di Ludovico il Moro presso Carlo VIII di Valois, tra i principali artefici della sciagurata impresa del giovane re francese contro il Regno di Napoli e l'Italia intera. I suoi successori si segnalano ancora per imprese guerresche sotto Carlo V nella battaglia di Pavia (1523) ottenendo il viceregno di SIcilia e un'appannaggio annuale di 800 ducati di cui la famiglia continuerà a beneficiare fino al 1668.

Al principio del '600 Galeotto dà origine alla linea comitale dei Bonaccorsi Quarterio, mentre suo fratello Alberico, primogenito, aggiunge al suo il cognome Trivulzio della madre Barbara. Da Alberico, attraverso Carlo e Giovanni, si giunge ad Antonio, che nel 1769 viene creato principe del S. R. I. e di Belgioioso dopo l'investitura del Toson d'oro, di 5 anni precedente. Uomo di cultura e grande viaggiatore, legato da amicizia con Voltaire e Rousseau, Antonio suggella il titolo imperiale con l'emissione di monete di ostentazione, lo zecchino e lo scudo. Unitamente al titolo di principe, Giuseppe II d'Asburgo gli conferma lo "jus monetandi", ossia il diritto di battere moneta a suo nome. Sotto Antonio viene anche ultimato il sontuoso palazzo Belgioioso di Milano.

L'investitura a principe porta la data 5 agosto 1769, ma di fatto la concessione a battere moneta interviene solo nel gennaio 1770 e le monete furono coniate solo a partire dal febbraio 1772, perché lunghi furono i tempi per concordare le legende e le figurazioni, ed approntare i conii, originiariamente previsti in numero di 5 (compreso un tallero mai battuto) dagli incisori della zecca di Vienna alle dipendenze dello zecchiere Wiedmann. Si tratta di monete di ostentazione, ma di cui è tollerato anche il corso legale.


zecche italiane - Belgioioso
Antonio da Barbiano di Belgioioso, principe del Sacro Romano Impero e di Belgioioso (1769). Zecchino 1769. AV 3,48 g. – ø 21,5. ANTON·I·BARBIANI·BELGIOJOS·ET·S·R·I·P Busto drappeggiato e corazzato a d., con Collare del Toson d’Oro pendente sul petto. Rv. COM CVNII ET LVGI MARCH GRVMELLI 1769 Stemma coronato sorretto da due leoni, caricato su padiglione d’ermellino posto su due bandiere decussate; al centro il Collare del Toson d’Oro.
CNI 1. Ravegnani M. 1. MIR 13. Friedberg 78.
Molto raro. q.Fdc




zecche italiane - Belgioioso
Antonio da Barbiano di Belgioioso principe del Sacro Romano Impero e di Belgioioso (1769) . Scudo 1769. AR 28,07 g. – ø 40,9 mm.
ANTONIUS Ÿ I Ÿ BARBIANI BELGIOJOS II ET S Ÿ R Ÿ I Ÿ PRINCEPS
Busto paludato a destra, con Collare del Toson d’Oro pendente sul petto; lo spallaccio
è ornato con maschera leonina. Rv. COMES CUNII ET LUGI MARCH Ÿ GRUMELLI Ÿ 1769 Stemma coronato sorretto da due leoni, caricato su padiglione d’ermellino posto su bandiere decussate; pendente al centro il collare del Toson d’oro. Taglio: foglie in rilievo. Asse a 360°.
CNI 2. Ravegnani M. 2. MIR 14 (R2). Davenport 1356.
Raro.



Al rovescio della moneta compaiono gli antichi titoli di conte di Cunio e di Lugo e di marchese di Grumello (COM. CVNII ET LVGI MARCH GRVMELLI), mentre la data è quella della concessione imperiale e non corrisponde alla data di coniazione. Il motto che si può leggere al rovescio sulla bandiera alla destra dello stemma è LIB.TA.AB.EXT. che è lo stesso che figurava sullo stendardo consegnato da papa Urbano VI all'avo Alberico nel 1380.

Belgioioso pagò i conii 500 fiorini e fece battere 620 zecchini d'oro e 430 scudi d'argento. I prezzi di queste monete alle aste, sono altissimi.


Per ulteriore completezza vale la pena di ricordare che lo stesso diploma di Principi del S. R. I. con annesso jus monetandi fu concesso ad altre famiglie italiane del XVIII secolo dalle "cesaree maestà" della casa asburgica. Coniarono quindi altre monete di ostentazione a nome dei loro feudi italiani, ma tecnicamente a Vienna o ad Augusta, nell'ordine:

- Cesare Michelangelo d'Avalos, marchese del Vasto (1706-07)
- Giovanni VI Ventimiglia, marchese di Geraci (1725)
- Giovanni Domenico Milano, marchese di San Giorgio (1732)
- Antonio Pignatelli, principe di Belmonte (1733-38)
- Giacomo Francesco Milano, marchese di San Giorgio (1753)

Da notare come molti dei primi privilegi concessi fossero legati in qualche modo al ruolo che queste famiglie giocarono nello scacchiere europeo, al tempo delle lotte per la successione spagnola, in favore della casata imperiale di Vienna. Diverso il caso di Antonio Belgioioso, che sarà l'ultimo in Italia ad avvalersi di questo privilegio.

(nota del webmaster - NB: mi stupisce, che nell'elenco appena sopra, no compaia la famiglia Trivulzio con la relativa zecca di Retegno ?? !! ).


Bibbliografia e fonti:

- http://www.mcsearch.info/record.html?id=46380

- http://www.lamoneta.it/topic/65384-antonio-barbiano-di-belgioioso/

- PN con fascicolo di Bianchimani con "Belgioioso": n° 187 (luglio 2004)

- Holzmair E. 1969, Monete di Ostentazione” der italienischen Reichsfürsten, “Numismatische Zeitschrift” 83, p. 58-81


Un caro saluto, lo staff di Lausfil.


lunedì 18 aprile 2011

L'antica zecca monetaria di Lodi - 3^ parte

Cari amici numismatici, eccoci all'ultima puntata dedicata alla Zecca di Lodi.


Riprenderei dall'ultimo post del 14/04/2011, riportando l'ultima frase dell'articolo del Carretta:

".......... Del resto a Lodi fu sempre così anche in seguito, ed altrettanto brevi furono le emissioni di Antonio Fissiraga (inizi del sec. XIV) e di Giovanni Vignati (1403-16), le cui signorie terminarono col predominio milanese la prima e con l'assorbimento definitivo di Lodi nel ducato di Milano la seconda. " (da: Quaderni di Studi Lodigiani - Alessandro Carretta “La lotta tra le fazioni di Lodi nell'età di Federico II (1199-1251)” a cura dell'Archivio Storico Lodigiano – Lodi 1983).


Ad oggi non siamo ancora riusciti a recoperare nessuna immagine e nessun articolo in merito alle monete di Antonio Fissiraga coniate presso la zecca di Lodi o presso altre zecche.


Invece, per quanto riguarda Giovanni Vignati (o, come chiamato da alcuni, Giovanni da Vignate), ci viene in aiuto il seguente articolo scritto da Giovanni Agnelli, dal titolo Monete di Lodi.

In questi ultimi giorni il nostro Civico Museo fece acquisto di un bellissimo esemplare numismatico interessante la storia della nostra città. Si tratta di un grosso d'argento di Giovanni Vignati, signore di Lodi e Piacenza.

PIACENZA - Giovanni da Vignate, 1410-1413.
Grosso, AR 2,37 g. Stemma da Vignate accostato ai lati da P – O.
Il tutto entro cornice quadrilobata. Rv. S. Bassiano e S. Antonino stanti di fronte.
CNI 3. Raro.


Questa moneta di argento ha sul diritto le immagini di S.Bassiano e S.Antonino, patroni delle due città, coi nomi relativi in giro; sul rovescio, tutto in giro allo stemma dei Vignati e alla indicazione P. D. (Placentie Dominus) si vede la leggenda

+ IOHANNES DE VIGNATE PLACENT. LAVDE+

Questa moneta, se non unica, è però molto rara, e ben fece la nostra Deputazione Storico-Artistica ad arricchirne il nostro Museo.

La moneta dei Vignati fu coniata nello spazio di tempo trascorso dal 6 marzo 1413, giorno in cui ebbe facoltà di battere moneta dall'Imperatore Sigismondo, al 21 marzo 1414, giorno in cui perdette la signoria di Piacenza. E' molto difficile il determinare se le monete dei Vignati siano state battute in Lodi o in Piacenza.

Il nostro Museo possiede del Vignati anche un quattrinello, in rame. Sappiamo che il signor Avv. Cav. Averara possiede un denaretto o trillina dello stesso signore di Lodi e di Piacenza: quella moneta porta sul diritto

IOANES DE VIGNATE

e in mezzo il noto P. D.;

sul rovescio ha inciso una croce equilatera e attorno

LAVDE + AC PLACENT.+"

La nostra Deputazione dovrebbe procurarsi anche questo esemplare per rendere sempre più completa la raccolta delle patrie monete.

PIACENZA Giovanni da Vignate (1410-1413)
Denaro (o Trillina) – AE – Biaggi 1919 MI (g 0,62) RRR



PIACENZA Giovanni da Vignate (1410-1413)
Denaro (o Trillina) – AE – (g 0,6) RRR


Bibbliografia:

- Giovanni Agnelli, Monete di Lodi, in “A.S.Lod.” 1904, pag. 43 sgg; Corp. Numm. Ital., 4, 208

- http://www.nomismaweb.com/index.php

- http://www.numismaticapicena.com/home/index.php

- http://www.mcsearch.info/index.html

- http://www.mcsearch.info/ext_image.html?id=154901

- http://www.numismaticafiorentinaonline.it/shop/home.php

- http://www.deamoneta.com


Non ci siamo ancora arresi !!! appena riusciremo a recuperare altre immagini e fonti documentarie, ritorneremo con piacere sul discorso della zecca monetaria di Lodi e delle sue vicende.


Un caro saluto da tutto lo staff di Lausfil.