giovedì 17 marzo 2011

Le meravigliose monete della zecca di Retegno - 1^ parte.

Cari amici di Lausfil, finalmente parliamo di monete.

Visto che è la prima volta che trattiamo il meraviglioso mondo della numismatica, vorremmo cominciare con delle monete del nostro "territorio", parlandovi dell' importante zecca di Retegno.

Oggi Retegno è una frazione del comune di Fombio, in provincia di Lodi, ma cosa vi succedeva nel 1600 ? ......... andiamo a vedere !!!!

Il borgo di Retegno venne assegnato alla famiglia Trivulzio il 2 gennaio 1654 quando, con il "Diploma di Ratisbona", l'imperatore Ferdinando III, come premio per i servigi resigli, concesse al Cardinale Gian Giacomo Teodoro Trivulzio, Retegno ed il vicino villaggio di Bettola in baronia imperiale attribuendogli anche il titolo di principe ed il diritto di battere moneta o meglio, come si deceva allora, "con facoltà di punzone e crogiolo".

( la frazione di Retegno (LO). Da: http://www.retegno.it/home_01.html )


I Trivulzio erano nel novero delle famiglie nobili milanesi già nel XII secolo. Nel Cinquecento erano Signori di Casalpusterlengo, di Castellarquato, di Codogno, di Gattinara e di Musso, Conti di Mesocco, Marchesi di Vigevano, di Lecco e di Castelnuovo, Principi della Valle Misolcina e Principi del Sacro Romano Impero.

( Milano - Palazzo Trivulzio - Stemma di Giovanni Giacomo Trivulzio)
(foto di Giovanni Dall'Orto - da: http://www.wikideep.it/giovanni-trivulzio/ )

Il Cardinale Gian Giacomo Teodoro affidò il progetto della zecca all'architetto Leon Battista Barattieri, progettista che andava per la maggiore in quel periodo, ma non riuscì a vederne completata la costruzione in quanto morì nel 1656.


(stemma della famiglia Trivulzio)

(da: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Stemma_Trivulzio.png)


La Zecca coniò le prime monete nel 1676 e riportavano l'effige di Ercole Teodoro (1656-1664), figlio del Cardinale.

A quell'epoca il valore della moneta era dato, essenzialmente, dalla quantità di metallo nobile (oro o argento) in essa contenuto. Per tale motivo la moneta di Retegno era considerata tra le "buone" dato che il "doppio Filippo" del 1676, portante da un lato l'immagine del principe Ercole Teodoro e dall'altro i tre volti fiancheggiati dal moto di famiglia "Unica Mens", vantava un titolo di argento pari a 948 parti su mille.

Per la pregevole fattura, le monete d'oro e d'argento coniate nella zecca di Retegno sono paragonabili a quelle dei Visconti di Milano e dei Gonzaga di Mantova. Gli zecchieri e gli incisori di Retegno meritano di esser ricordati sia per le loro doti artistiche, che per il fatto di aver fatto circolare in tutto il mondo il nome di Retegno con le loro incisioni. Essi furono:

dal 1676 al 1682 Giovanni Battista Brusasorzi,
dal 1687 al 1690 Cristoforo Angiolino e Giuseppe Capellari,
dal 1692 al 1704 Giovanni Battista Merlo,
e nel 1726 Antonio Di Gennaro.

La struttura della zecca comprendeva il portale ancora esistente, le quattro torrette d'angolo e il muro perimetrale (elementi di cui se ne intuiscono ancora le tracce), ed inoltre un corpo centrale, un magazzino, di una serie di cunicoli sotterranei e di alcuni fabbricati esterni al perimetro della zecca di cui non ne è rimasta testimonianza.


(antica planimetria di Retegno - da: http://www.retegno.it/Storia_Zecca_00.html )

Sul portale, tra due putti, è presente il corpo di un'aquila sul cui petto è riportato il simbolo araldico della famiglia Trivulzio, un ovale con tre pali color oro su fondo verde.
Il corpo principale della Zecca non era al centro del suo perimetro, ma allineato al fronte. In questa struttura, oltre ad esser la residenza nobile, vi venivano custoditi i conii (oggi conservati al museo del Castello Sforzesco di Milano) vere e proprie opere d'arte.
Nonostante le monete venissero prodotte per mezzo di una procedura grossolana, a colpi di martello, i conii era in grado di conferire effigi di pregevole fattura.
Le monete venivano battute nei sotterranei, che si dice fossero stati realizzati seguendo un antico progetto di Leonardo Da Vinci e che per difesa fossero in grado di allagarsi, ma di certo non si sa nulla.

La zecca operò per oltre un secolo e il diritto di battere moneta passò di mano in mano ai vari eredi di casa Trivulzio.


Bibbliografia:

http://www.retegno.it
La Zecca - Documenti, testimonianze, racconti e anche un po' di mistero

http://it.wikipedia.org/wiki/Retegno http://www.cremafil.it/images/linguella/Linguella%2048.pdf
“ Quando Retegno batteva Moneta” di Francesco Riboldi


Cari amici di Lausfil, alla prossima puntata. Un caro saluto dallo staff.

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