Cari amici di Lausfil, abbiamo trovato un'altro ottimo articolo sulla monetizzazione comunale della Città di Lodi. Buona lettura e speriamo sia di vs. gradimento.
Le monete di Lodi
“tratto da un articolo di Luigi
Cremascoli”
Lodi acquista il diritto
di battere moneta in occasione della particolare situazione creatasi
in Lombardia per le guerre tra il papato e Federico II.
All'inizio del sec. XIII
i Comuni lombardi godevano di grande prosperità economica. Al
dominio di Lodi mirano due famiglie avversarie: i Sommariva e gli
Overgnaghi. La guerra tra Onorio III e Federico II e la
ricostituzione della Lega Lombarda, portano alle divisioni cittadine
un carattere politico più vasto, aderendo i Sommariva alla Lega
(quindi guelfi), mentre vicini all'imperatore gli Overgnaghi
(ghibellini).
Nel 1226 con l'aiuto di
Milano i Sommariva prevalgono e gli Overgnaghi vengono banditi dalla
città e dal territorio e Lodi entra a far parte della Lega; ma dopo
la sconfitta subita dai Comuni a Cortenuova, nel 1237, gli Overgnaghi
hanno il sopravvento e Federico II entra trionfante in Lodi, ridando
alla città la sua funzione di caposaldo militare dell'Impero in
Lombardia, che già aveva avuto un secolo prima con il Barbarossa.
Viene costruita una
imponente rocca sul limite della città sopra Selvagreca e viene
messo a disposizione dell'Imperatore un buon numero di soldati.
I cittadini di parte
guelfa vengono cacciati o puniti, e tra questi un frate minore che
viene bruciato sulla Piazza del Duomo.
Il gesto non passa
inosservato e nel 1239 Papa Gregorio IX priva la città di Lodi della
dignità vescovile e lancia l'interdetto su tutto il territorio.
Questo non ferma il
Vescovo deposto, Ottobello Soffientini, che continua a governare la
diocesi mentre l'imperatore, anch'egli scomunicato, incita tutti i
prelati alla ribellione contro la Chiesa di Roma.
Per premiare gli
Overgnaghi e per accattivarsi la plebe scossa per la scomunica, nel
1239 Federico II concede alla città di Lodi il diritto di batter
moneta.
L'atto di concessione non
è conosciuto. Non vi è menzione negli Statuti Vecchi, perchè
composti anteriormente nel 1233-34 essendo podestà Petracco
Marcellino di Ardigotto, né in quelli Nuovi, perchè concessi
nel 1390 dal duca di Milano che non riconosceva tale diritto, e manca
inspiegabilmente anche un qualunque accenno nel Liber Iurium
che pur registra tutti i privilegi imperiali.
In mancanza di migliori
spiegazioni, possiamo supporre che avendo il Comune di Lodi cessato
di batter moneta con la caduta di Federico II nel 1250, tale
privilegio fu ritenuto di poco conto, oppure essendo in tale data
subentrata un'altra fazione agli Overgnaghi, questo atto andò
perduto nella totale distruzione del castello imperiale di
Selvagreca.
Nonostante la precisa
affermazione di Tristano Calco (1) che nel sec. XV scriveva nella sua
Historia Mediolanensis: “(A. 1239 Fridericus Imp.) Laudem
reversus jus cudendae monetae civitati concessit; quod maximi muneris
loco aestimatum est”, nessun scrittore di storia lombarda sino
al sec. XIX parlò della monetizzazione lodigiana del duecento,
nemmeno gli scrittori locali come Defendente Lodi e Alessandro
Ciseri, o l'erudito Giambattista Molossi (2) che nelle sue Memorie
d'alcuni uomini illustri della Città di Lodi parla delle monete
di Giovanni Vignati e ne pubblica la riproduzione.
Solo nel 1836 il prof.
Vittorio Aldini (3) in un raro opuscolo Sopra un'antica moneta di
Lodi diede notizia del ritrovamento di un primo esemplare in uno
scavo a Brescia.
- Tristano Calco, Rerum patriae seu Mediolanensis Historiae libri XX, Mediolani 1627, lib. XIII p. 287.
- Giambattista Molossi, Memorie d'alcuni uomini illustri della Città di Lodi, Lodi 1776, I° p. 120.
- Pier Vittorio Aldini, Sopra un'antica moneta di Lodi, Lettera... al sig. cav. Giovanni Tamassia, Pavia 1836.
Stando l'estrema rarità
dei pezzi, la zecca di Lodi deve aver battuto moneta solo per
pochissimo tempo e in limitatissimo numero. In ogni caso il
privilegio non venne più usato dopo la morte di Federico II (1250) e
la caduta a Lodi degli Overgnaghi (1251).
Nel sec. XV si ebbe per
un momento la speranza che la città potesse costituirsi in Signoria
indipendente, staccata dal ducato di Milano. Giovanni Vignati, di
parte guelfa, s'impadronisce nel 1403 del potere e divenuto in poco
tempo signore di Vercelli (1408), Melegnano (1409) e Piacenza (1410),
grazie alla sua amicizia con il Papa Giovanni XXII e l'imperatore
Sigismondo viene ritenuto uno dei più potenti signori della
Lombardia.
In qualità di dominus
di Lodi e Piacenza, il Vignati batte moneta nel periodo che va dal
1410, anno in cui acquista da Antonio di Hostendum la seconda città,
e la fine del 1413, quando riceve dall'imperatore Sigismondo nel
duomo di Lodi l'investitura di Conte della prima.
Non abbiamo notizie se
nel restante periodo della sua vita, dal 1414 alla morte nel 1416,
egli abbia battuto moneta col nuovo titolo, cui pur teneva
moltissimo.
Non si conosce il luogo
della zecca del Vignati, se Lodi o Piacenza, ma sinora tutti i
numismatici propendono per Piacenza, anche se si osserva che pure
Piacenza mancasse di zecca da 1322.
La moneta riporta:
Iohanes de Vignate placentiae laudae dominus ed i Santi
patroni: San Bassiano ed il martire S.Antonino.
L'atroce morte del
Vignati nel 1416 pone fine alla sua signoria e Lodi, rientrata in
dominio del duca di Milano, ne segue le sorti per tutti i secoli
successivi.
COMUNE DI LODI
(dal 1239 al 1250)
1. Grosso D. +
INPERATOR F
Nel mezzo
Ω
/ SCS / •B•
/ cerchio rigato
R.
+ LAVDENSIS
Croce
potente in cerchio rigato e due punte
che dal
cerchio muovono verso il centro nel
3° e 4°
cantone. Le lettere S sono coricate.
AR p. gr.
1,05; 1,11; 1,15. d.mm. 19
Il grosso lodigiano corrisponde
alla ventesima parte della lira imperiale e si divide in dodici
piccoli.
Esemplari conosciuti: Lodi,
Museo Civico; Roma, Coll. Sabauda; Milano, Cast. Sforzesco.
Bibliografia:
- C(orpus) N(ummorum) I(talicorum) IV, p. 208 tav. XVI. 17;
- P. V. ALDINI, Sopra un'antica moneta di Lodi, Pavia 1836;
- B. MARTANI, Lodi nelle sue poche antichità, S. Angelo Lodigiano 1874, p.282 segg.;
- C. VIGNATI, Lodi e il suo territorio, in C. Cantù: Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, Milano 1861, vol. V p. 596.
2. Piccolo D. +
INPERATOR • F
Nel mezzo
SB in cerchio rigato
R.
+ LAVDENSIS
Croce
potente in cerchio rigato e due punte
che dal
cerchio muovono verso il centro nel
3° e 4°
cantone.
M p. gr.
0,65; 0,38; d.mm. 14
Esemplari conosciuti: Lodi,
Museo Civico; Roma, Coll. Sabauda.
Bibliografia:
- C(orpus) N(ummorum) I(talicorum) IV, p. 208 tav. XVI. 18;
A presto, lo staff di Lausfil.
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